ELENA CAILOTTO
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FABIO REFOSCO
Trissino, giugno 2017: Fabio Artista Refosco è un artista visuale ispirato dal colore nero e dalle resine impresse nella carta con gesti e tecniche personali.
Fabio Refosco mette in scena una distanza tra il pensiero e la carta, proprio come nella fotografia esiste una distanza tra il soggetto fotografato e il supporto in cui viene impressa la luce. I lavori di Refosco sono più simili ad una impressione fotografica che ad una pittura: l’azione si svolge velocemente come una fotografia di un processo interiore.
E’ questa distanza che ha dato il titolo alla mostra. Impressioni Carta dove protagonisti sono i due poli, il pensiero e il supporto in cui viene impresso il gesto. Un dialogo continuo un avvicinamento e un allontanarsi, che genera forme istintive, gocciolamenti, gesti violenti, segni grafici precisi, micromondi frattali.La mostra personale di Fabio Refosco presso lo spazio Unione Collector indaga il gesto artistico di Refosco in relazione ad una particolare tipo ti carta, la Bindakote. la storica carta di Favini.
Fabio Refosco imprime in questa particolare carta dei segni, delle impressioni che nascono da gesti fisici da storie personali, da momenti vissuti. L’artista è alla ricerca di un supporto adatto alla sperimentazione dove poter dipingere con una frusta o con bolle di resina e sapone. Il risultato dei lavori di Fabio Refosco sono delle opere in cui l’elemento grafico controllato e l’elemento casuale giocano e si contrappongono. Fabio Refosco ha esposto tra gli altri alla Design Library di Milano al Chiostro degli Agostiniani a Roma e alla galleria Primo Piano di Vicenza. Attualmente sta approfondendo una ricerca sul colore nero che impiega assieme a pigmenti di resina in varie tecniche, sia su carta che su tela.
PER INFO: Unione Collector c/o Tipografia Unione- Viale san Agostino 470 36100 Vicenza. – Per prenotazione scrivere a info@unionecollector.it oppure chiamando lo 0444.563110
News
FABIO REFOSCO e INART: UN CONTENITORE DI CREATIVITÀ
19 dicembre 2016
a cura di Erika Lacava
Il treno arriva a Vicenza. Fabio Refosco viene a prendermi. Destinazione: Trissino, inART.
Fabio e Bettina mi accolgono con una tazza di caffè. Io mi guardo intorno incuriosita, affascinata, come un bambino nel paese dei balocchi. Il vassoio del caffè ricavato da un portacandele d’iroko con decorazione minimale, i cucchiaini dal manico attorcigliato, i lampadari di modernariato dal particolarissimo restyling, il tavolo in foglia argento dove i visitatori incidono una traccia del loro passaggio. Tutto ha il sapore dell’hand made, della cura e dell’amore per il proprio lavoro, della lentezza del tempo che sembra fermarsi, in questo luogo, intriso degli odori, dei colori, tra cornici, specchi, bobine in legno e rotoli di carta. Un posto accogliente e caldo che fa sentire subito a proprio agio.
Il pavimento è industriale ricoperto dai segni delle mille lavorazioni che con il tempo si sono stratificate: gocce di stucco solidificato, macchie. Ci sono tracce delle “frustate” di Fabio Refosco, tracce di resina del laboratorio di gioielleria di Patrizia e di quello di Interior desing di Bettina.
InART è uno spazio nella zona industriale di Trissino, in provincia di Vicenza, una paese storicamente legato alla lavorazione dell’oro. Passando sulla strada che da Vicenza porta a Trissino incontriamo la fabbrica di mosaici e ceramiche di lusso Bisazza, dove un paio di volte all’anno si tengono esposizioni d’arte internazionale. Anche a Trissino si tiene una biennale d’arte contemporanea dove negli anni hanno esposto nomi quali Dorazio, Corpora, Licata, Sassu, Schifano… e molti sono i collezionisti da queste parti. È qui, in mezzo a questo ampio paesaggio dove la foschia d’inverno fa da padrona e i capannoni si alternano a villini, e campi e colli e boschi, che nel 2006 nasce inART dalle ceneri di un’attività di decorazione e progettazione su misura fondata da tre donne architetto sotto il nome di “stART”, in un vecchio mulino ristrutturato, non lontano da qui.
Bettina Galiotto è l’anima di inART, fondatrice e responsabile di quello che lei definisce “un contenitore aperto alla creatività”, una fucina di idee e relazioni che si intrecciano creando la linfa vitale del luogo. Da inART il passaggio è continuo, tra architetti, designer, artisti, musicisti, in uno scambio che prima di essere professionale è amicale, umano, e l’ambiente che li accoglie ne assorbe tutta l’energia generatrice. InART è un luogo di lavoro ma anche di incontro e di crescita continua con artisti di altro genere, dove un paio di volte all’anno si tengono eventi culturali, performance di danza, istallazioni artistiche, concerti. InART è aperto alla collettività e al dialogo con le scuole della zona e le amministrazioni locali, partecipando e proponendo eventi volti a promuovere la cultura e l’arte nel territorio.
Bettina è arredatrice, recupera mobili con un approccio estetico-creativo unico, in continua sinergia con le esigenze del cliente, in un processo di creazione che lo coinvolge costantemente negli aspetti decisionali fino al raggiungimento del risultato finale. Fa delle sperimentazioni del materiale la sua prassi quotidiana. Non produce oggetti per la vendita in sé, ma li usa come base per testare le tipologie di finiture, per poi riprodurle su larga scala nelle case e negli arredi dei clienti. Così gli spazi di inART diventano piccoli mondi in provetta di quello che poi verrà reso definitivo altrove. Gli oggetti prodotti vengono poi impiegati per la vetrinistica o per allestire set per video o servizi fotografici, che spesso vengono girati direttamente a inART.
In ufficio possiamo trovare un campione di piastrelle a mosaico con motivi magrebini, realizzate con tovaglioli di carta provenienti dalla California, applicati su compensato e spruzzati di resina per creare un effetto lucido e donare impermeabilità e resistenza nel tempo. In bagno motivi floreali dipinti sul muro e a pavimento, in corridoio rami e foglie d’albero appena accennati suggeriti da strisce di carta da pacco, in cucina velature di carta sul muro e piccoli quadretti pop di sperimentazioni materiche.
Ogni oggetto è reso unico non solo dalla lavorazione manuale e dal tipo di richiesta del cliente, ma anche dal materiale utilizzato e dall’uso creativo, ogni volta differente, che ne fa Bettina. Il recupero di mobili è molto spesso un ritorno allo stato “primordiale” dell’oggetto, è un recupero essenziale che, più che aggiungere e coprire forma o colore, toglie e scarnifica, scoprendo dell’oggetto le radiche, le sue venature nascoste, riportandolo così alla sua condizione originale. Fa da contraltare a questo effetto naturale l’uso di un prodotto estremamente innovativo, un prodotto siliceo basato sulle nano-tecnologie che rende impermeabile il legno senza alterarne l’effetto naturale. È possibile seguire Bettina e inART Maestrie su Facebook (www.facebook.com/inart.maestrie)
Un’altra delle stanze è occupata da PataDesign di Patrizia Maule, grafica e creatrice di gioielli in resina “annodati” con composizioni e sperimentazioni sempre varie. Patrizia è riuscita a creare una particolare consistenza della resina che le permette di ottenere l’elasticità della parte circolare dell’anello, quella indossabile, mantenendo la durezza della “gemma” annodata. Questa collezione porta il nome di “Ignazia”, il rimedio omeopatico per lo scioglimento dei nodi. Ignazia e altri gioielli in resina sono stati esposti al Fuorisalone e all’Homi; si possono trovare in vendita anche a Milano, nello store “Brandstormig” in via Corsico 3 e da “Fleur”. Per tutte le collezioni e i punti vendita visitare il sito www.patadesign.it/
Al piano superiore è situata una sala prove in cui, a periodi alterni, è ospitato il musicista-artista italo-australiano Florio Pozza, di cui ammiriamo le sculture di luce.
Con Florio, altri artisti e musicisti si organizzano serate che animano inART rendendolo un posto di ritrovo culturale. (http://floriopozza.com/ ) Il piano superiore di inART. Accanto alla sala prove è situato lo spazio espositivo per le opere di Fabio Refosco, l’artista che mi ha condotto fin qui. Di lui mi aveva incuriosito una serie di lavori sulle bolle, un modo ludico di fare arte con risultati inediti. Fabio Refosco si è unito ad inART nel 2011, trovando in questo luogo il suo ambiente creativo ideale. Silenzioso, appartato, un luogo in cui si arriva solo se già lo si conosce. Fabio lavora prevalentemente la mattina e la sera, con luci e suggestioni differenti. Guarda i suoi lavori da lontano, li accosta, li taglia, creando soluzioni e composizioni diverse. Lavora a rotoli “porzionabili” da cui estrae le sue gemme finali. Fabio Refosco ha iniziato la sua attività espositiva nel 2010. Nel 2013 ha presentato gli “Orizzonti”, alcuni pezzi dei quali saranno inseriti a Dicembre nella collettiva “Small is Beautiful” alla galleria Zoia di Milano. Un lavoro suggestivo in cui la leggerezza della mescolanza-tensione tra acqua e pigmento nero restituisce paesaggi evanescenti, la nebbia veneta bianca e densa, gli orizzonti sconfinati. Piccoli paesaggi irregolari che costringono al particolare ma in cui si respira la campagna circostante.
Da inART troviamo cassetti pieni di “Orizzonti”, alternati a scaffali colmi di carte fotografiche e rotoli di carta da plotter. Lavori differenti in cui Fabio cerca l’equilibrio tra gestualità espressiva e controllo dell’inconscio. Realizza nel 2012 “Altri mondi”, 100 tavolette materiche dei colori del mare, della terra, dei pianeti, alcune delle quali vengono esposte a Trissino nella biennale di arte contemporanea in un lavoro proiettato a parete con ingrandimenti al 500% e musica sperimentale di Florio Pozza.
Segue a questi lavori la serie “Margherite Nere”, realizzate con un laccio di tessuto usato come frusta a disegnare, con gesti scelti e ben precisi, attimi che diventano forma negli steli e nei fiori impressi.
Infine i “Tappeti”, rotoli lunghi anche 3 metri con effetti di una raffinatezza straordinaria in cui sembra di assistere a un’esplosione primordiale e alla nascita di esseri unicellulari.
I lavori di Fabio Refosco sono in bilico tra casualità e rigore, tra la forza del caos e il bisogno di un ordine, che viene scelto innanzitutto nell’uso scarno del colore, nero in prevalenza, a tratti azzurro o lievemente grigiastro. Un ordine perso nella fase generativa dell’opera con un’azione impulsiva e infine riassegnato ritagliando e costringendo il disordine in forme chiuse, quadrate, perfettamente equilibrate, con un gusto estetico per i dettagli e le finiture d’insieme.
Fabio Refosco ha esposto in diverse collettive in tutta Italia e in personali tra Vicenza e Treviso.
I suoi lavori si possono vedere su www.fabiorefosco.com
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GILBERTO PERLOTTO “GIBO”
Gibo Perlotto “ospite speciale” di ArteFirenze 2016
Da Venerdì 18 a Domenica 20 novembre
le sculture di Gibo Perlotto saranno esposte ad Arte Firenze 2016,
in programma al Padiglione Arsenale della Fortezza da Basso.
Gibo parteciperà come “invitato speciale”,
esponendo sette sculture in ferro di cui una
“Assenza di muse ( Omaggio a Giorgio Morandi)”
verrà presentata al pubblico per la prima volta.
Arte Firenze 2016
Premio Internazionale “Sandro Botticelli”
Fortezza da Basso -Firenze |18-20 Novembre 2016
Gibo Perlotto – Special Guest ad Arte Firenze 2016
Nella foto:“Assenza di muse” (omaggio a Giorgio Morandi)
Dim. 74×62.8×179.5h cm
Materiale: Ferro
Peso: 29 Kg
Foto di Nadia Rasia®
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Gilberto Perlotto “Gibo”
è presente alla Mostra “TRAGITTI”
24 Set.-31 Dic.2016
LINEE DI VITA NELLA CONTEMPORANEITA’
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Arcangelo Sassolino
Il momento d’oro di Arcangelo Sassolino
(tratto dal sito internet “Collezione da Tiffany”)
Ritratto di Arcangelo Sassolino. © photo Martino Margheri
Una ricerca artistica incentrata sull’interazione tra forze e materiali eterogenei, spesso di natura industriale, da cui nascono opere caratterizzate da un’estetica unica. Arcangelo Sassolino (nato nel 1967), ormai da oltre 15 anni, “gioca” con la materia forzandone i limiti fisici e facendone uscire l’imprevisto come forma e come suono. Le sue sculture dinamiche, al limite della sperimentazione di laboratorio, si configurano come sistemi di grande impatto psichico ed emotivo; metafore esistenziali di processi vitali e fisici legati alla coscienza dello spettatore che viene posto, costantemente, in una condizione psicologica di tensione e di confronto diretto con i rischi di un’opera in cui vengono messe in moto forze fisiche reali, tensioni, frizioni e pressioni tra materiali e superfici, masse e strutture. Adesso, la carriera dell’artista vicentino sembra essere arrivata ad un punto di svolta e dopo numerose personali e collettive in gallerie e spazi pubblici italiani ed europei, per lui si stanno per aprire le porte di due musei – Contemporary Art Museum di St. Louis e Frankfurter Kunstverein di Francoforte – e quelle della Gagosian Gallery di Roma. Per saperne di più ne abbiamo parlato con Rolando Anselmi, il gallerista berlinese che lo segue assieme alla Continua di San Gimignano, per capire come sarà il 2016 di Sassolino.
Rolando Anselmi: «La mostra di St. Louis è stata fortemente voluta da Jeffery Uslip, brillante curatore del Contemporary Art Museum, che già nel 2014 aveva incluso il lavoro di Arcangelo nella collettiva A Chromatic Loss, presso Bortolami a New York. In quell’occasione, il lavoro esposto (Macroscopico e Domestico, 2010), era stato acquistato da un’ottima collezione di Los Angeles che, come spesso accade, ha a sua volta aperto la strada per un immediato seguito collezionistico. In questi due anni, insieme con alcuni partner e supporter americani, abbiamo lavorato per preparare le condizioni adatte a scendere in campo, iniziando proprio da una retrospettiva museale nel nuovissimo CAM di St. Louis. La mostra presenterà, per la prima volta, al grande pubblico il lavoro di Arcangelo con uno sguardo ampio e coraggioso; con lavori che raccontano il percorso fatto fino ad oggi e prefigurando al tempo stesso i traguardi per il prossimo futuro. Un giorno prima dell’apertura di St. Louis, poi, Gagosian inaugurerà, nei suoi spazi di Roma, una collettiva sul tema del prototipo, curata da Aaron Moulton, che aveva lavorato con Arcangelo prima a Berlino, con la galleria Feinkost, e, successivamente, alla stesura del suo primo libro. Moulton, che oggi è direttore di Gagosian Beverly Hills, ha voluto per l’occasione affiancare il lavoro di Arcangelo alle ricerche di artisti come Richard Serra, Frank Gehry, Damien Hirst, in una mostra unica di cui attendiamo presto un seguito nelle sedi americane». «Infatti, a Febbraio, alla Frankfurter Kunstverein, storico museo d’arte contemporanea di Francoforte infatti, sarà inaugurata una seconda grande retrospettiva dedicata al lavoro di Arcangelo Sassolino. Per l’occasione, la curatrice Franziska Nori, ha voluto espressamente presentare al pubblico tedesco alcune sue grandi installazioni create anni fa per il Palais de Tokyo a Parigi (Afasia, Afasia 2) ed alcuni lavori meccanici che l’artista ha creato appositamente per le sale del museo. La mostra resterà aperta per alcuni mesi e, in qualche modo, troverà seguito nella successiva personale, questa volta a Berlino negli spazi della nostra galleria. Quest’ultima sarà presentata il 16 Settembre durante la Berlin Art Week e per l’occasione Arcangelo sta progettando un site-specific che coinvolgerà – e in qualche modo sconvolgerà – l’architettura e gli spazi della galleria… ma di questo non diamo ancora anticipazioni».
«A St. Louis saranno esposte alcune opere prodotte ad hoc per la mostra ed alcuni prestiti da collezioni americane. La selezione operata dal curatore Jeffrey Uslip vedrà lavori come Figurante, Macroscopico e Domestico, affiancati ad opere nuovissime di cui lascio l’anteprima per l’apertura di Gennaio».
«Naturalmente bene, motivo per cui siamo così proiettati in questa avventura americana che si sta sempre più definendo come una certezza e come una determinazione del prossimo futuro. Intanto c’e’ da dire che quella di Arcangelo è una produzione estremamente limitata. In termini collezionistici possiamo considerarla un prodotto per una élite e non un prodotto di massa. Questo perché le fasi di progettazione, sperimentazione e realizzazione delle opere, impongono dei tempi di attesa molto lunghi e oggi dobbiamo tenere presenti numerose waiting list da dover soddisfare. Inoltre, pur appartenendo allo stesso ciclo, ogni lavoro rimane diverso da quello precedente e in un certo senso è sempre un’incognita, un interrogativo che richiede, di volta in volta, soluzioni di realizzazione specifiche. Ma questa è la magia del pensiero e del lavoro stesso di Arcangelo Sassolino, e di quella condizione di unicità e di non riproducibilità dell’opera per la quale il possessore finale potrà vantare un’incondizionata esclusiva. Ed in questo il collezionismo americano ha dimostrato di non aver paura di niente!».
Arcangelo Sassolino, Figurante, 2010. Collezione Paolo Ferretti
Arcangelo Sassolino, I.U.B.P, 2015. Galerie Rolando Anselmi, Berlin-Rome
2016-Purgatory